BIDEN CHIAMA ZELENSKY: "SUBITO I NOSTRI AIUTI". BOMBE RUSSE SU KHARKIV

Da una parte le bombe e i missili, dall'altra le polemiche e gli accordi che si cercano tra una frenata e l'altra in quello che è il consueto caos ucraino. Dopo lo sblocco dei 6i miliardi per Kiev da parte degli Usa, il presidente americano Joe Biden ha telefonato a Zelensky assicurando che «arriveranno velocemente importanti nuovi aiuti militari e per la difesa aerea (tra cui sistemi anti-drone, ndr) non appena il Senato approverà il pacchetto aggiuntivo di sicurezza nazionale e verrà firmata la legge». E anche l'Europa prova a compattarsi, mentre le città ucraine in attesa delle difese promesse, continuano a rimanere sotto il tiro dei missili russi.

A far rumore sono state le parole del presidente polacco Andrzej Duda, con una fuga in avanti: «Se i nostri alleati decidono di schierare armi nucleari nel quadro della condivisione nucleare sul nostro territorio per rafforzare la sicurezza del fianco orientale della Nato, siamo pronti a farlo». Va bene che la Polonia è tra i Paesi più sensibili ed esposti al pericolo russo ma le sue parole hanno fatto discutere. Normale la reazione di Mosca che ha parlato subito di «misure necessarie per garantire la sicurezza nazionale se la Polonia ospiterà armi nucleari», ma a Duda è arrivata una tirata d'orecchi anche dal suo premier, Donald Tusk, che ha detto di voler «conoscere tutte le circostanze che hanno portato il presidente a fare questa dichiarazione», spiegando che tiene «molto a che la Polonia viva in sicurezza, a che sia ben armata, ma vorrei anche che ogni iniziativa venga, prima di tutto, molto ben preparata dalle persone responsabili», facendo intendere di non sapere nulla di quanto affermato da Duda e nemmeno di essere d'accordo. A mettere insieme le tessere del mosaico, l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell che si dice «grato che certi Stati membri hanno dato disponibilità a misure concrete sulle munizioni e la difesa aerea ma sono azioni che vanno coordinate». «Abbiamo bisogno di più munizioni e più missili Patriot. Vediamo cosa possono fornire gli Stati membri, perché a Bruxelles non siamo noi a farlo, ma gli stati membri», ha aggiunto. In prima fila con Kiev i Paesi Baltici che, come la Polonia, si sentono maggiormente a rischio. «Abbiamo ora il dovere di non abbassare la guardia, dobbiamo già concentrarci sul domani e su come non far mancare nuovamente il sostegno militare a Kiev», dicono i ministri degli Esteri di Lituania e Lettonia. «Stiamo facendo tutto il possibile per aiutare l'Ucraina, dare le risposte attraverso gli strumenti che abbiamo», ha detto il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Il tempo stringe, anche se il capo dei servizi segreti ucraini Kyrylo Budanov spiega che «nel prossimo futuro ci troveremo di fronte a una situazione piuttosto difficile. Ma non catastrofica, non ci sarà l'Armageddon come molti cominciano a dire. Ma ci saranno problemi a partire da metà maggio». Ma i problemi sulle città ucraine sono quotidiani. In particolare a Kharkiv, la seconda città del Paese, da settimane oggetto di attacchi violentissimi, nel tentativo di isolarla e renderla invivibile per i civili. Ieri è stata colpita e distrutta l'infrastruttura di trasmissione televisiva facendo ovviamente saltare il segnale e isolando ancora di più la città. L'attacco è stato ripreso da diversi cittadini con il video che ha fatto rapidamente il giro del Web. Ennesima dimostrazione di una guerra che colpisce tanti, troppi, obiettivi civili.

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