ISRAELE, L'ORA DELLE COLPE. VIA DUE CAPI MILITARI. RAID SU BASE USA IN SIRIA

«Mi porterò sempre dietro il terribile dolore della guerra» e il peso di quel «giorno nero»: il 7 ottobre. «L'intelligence sotto il mio comando non è stata all'altezza del compito assegnato». Con queste parole, in una lettera ai vertici dell'Esercito, ha annunciato le sue dimissioni il capo dell'intelligence militare israeliana Aharon Haliva, il primo esponente di peso a lasciare il proprio incarico dopo il fallimento nella sicurezza, che ha portato al massacro di Hamas sei mesi fa, 1200 vittime. Haliva, che già una settimana dopo la strage aveva ammesso gli errori, se ne andrà dopo 38 anni di servizio, appena sarà nominato un sostituto. Chiede una commissione d'inchiesta statale sul 7 ottobre. E la sua non è la sola testa a rotolare, ad ammettere colpe, quelle che ancora non si è assunto il primo ministro Benjamin Netanyahu, anche se il leader dell'opposizione Lapid gli chiede di seguire l'esempio e sloggiare. Ieri è arrivato anche l'annuncio delle dimissioni del capo del comando centrale delle Forze armate israeliane (Idf), Yehuda Fuchs, che lascerà ad agosto, dopo 36 anni di attività.

Dimissioni eccellenti, proprio mentre a Gaza si continua a combattere e Israele si prepara all'offensiva su Rafah, dove secondo fonti israeliane ed egiziane potrebbero volerci sei settimane in tutto, tre per l'evacuazione dei civili e altre tre di battaglia per espugnare gli ultimi 4 battaglioni di Hamas nell'area dove si presume siano ancora nascosti i grandi capi del gruppo nella Striscia, Yahya Sinwar e Mohammed Deif.

Per insiste su un cessate il fuoco duraturo, il presidente francese Macron ha chiamato ieri Netanyahu, mentre negli Stati Uniti proseguono le manifestazioni nelle università per chiedere lo stop alla guerra. A Yale, almeno 45 gli studenti arrestati.

In Israele, intanto, è massima allerta per la Pasqua ebraica, cominciata ieri sera. Poche ore prima a Gerusalemme, un'auto si è scagliata contro un gruppo di ebrei ultra-ortodossi. Tre i feriti. Arrestati gli attentatori, due palestinesi di Hebron.

Il clima resta teso in tutta la regione, dove proseguono gli attacchi dei gruppi filo-iraniani. Hezbollah ha lanciato 35 razzi dal Libano sul nord di Israele. Nella notte fra domenica e lunedì, le milizie sciite filo-iraniane attive in Irak hanno lanciato almeno 5 missili verso la base militare della coalizione internazionale anti-Isis a guida americana a Rumalya, in Siria. Nessuna vittima né feriti, ma l'azione arriva a 24 ore dalla visita alla Casa Bianca del premier iracheno Mohammed Shia Al Sudani. Ha rivendicato l'attacco il gruppo Kataib Hezbollah, che torna a colpire dopo una pausa di tre mesi, a causa - dice - del flop dei negoziati a Gaza e del perdurare della presenza Usa in Irak. Provocazioni continue, mentre il Nyt rivela che il piano originale di rappresaglia di Israele contro l'Iran era molto più ampio di quello poi messo in atto, comprendeva obiettivi militari vicino a Teheran, ed è stato fermato dalla telefonata di Biden a Netanyahu.

Sui presunti legami tra Hamas e Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, un'indagine indipendente guidata dall'ex ministra francese Colonna, ha concluso che Israele non è stato in grado di fornire, per ora, prove che i dipendenti Unrwa hanno legami con organizzazioni terroristiche.

2024-04-23T05:43:31Z dg43tfdfdgfd