NAUFRAGIO NELLA MANICA. E LONDRA DICE Sì AL SUO PIANO RUANDA: «UN ERRORE»

Una nuova tragedia della disperazione proprio mentre le Nazioni Unite bacchettano la Gran Bretagna, “invitandola” a riconsiderare i piani di espulsione dei richiedenti asilo in Ruanda approvato nella notte. Sono cinque i migranti, fra i quali un bambino, morti in un naufragio mentre tentavano di attraversare il canale della Manica diretti nel Regno Unito, la notte scorsa. Il naufragio è avvenuto nei pressi della costa francese, non lontano dalla spiaggia di Wimereux (Pas-de-Calais), secondo quanto ha fatto sapere la polizia confermando un'indiscrezione diffusa dalla testata locale la Voix du Nord. Fonti della polizia francese precisano che il dramma è avvenuto all'altezza della spiaggia di Wimereux, nel dipartimento di Pas-de-Calais.

Secondo le Nazioni Unite la misura minaccia lo stato di diritto e costituisce «un pericoloso precedente a livello globale». L'Alto Commissario per i Diritti Umani, Volker Türk, e il suo omologo responsabile per i rifugiati, Filippo Grandi, hanno invitato il governo di Sunak «a prendere invece misure pratiche per combattere i flussi irregolari di rifugiati e migranti, sulla base della cooperazione internazionale e del rispetto del diritto internazionale dei diritti umani». Il rischio è che la “ricetta” inglese faccia scuola. Non a caso inizia oggi la visita del ministro dell'interno britannico, James Cleverly, per «accelerare il lavoro congiunto volto ad arginare l'immigrazione clandestina dal Nord Africa». «Nell'ambito di un impegno ufficiale di due giorni, James Cleverly visiterà oggi la sede della Guardia Costiera italiana a Roma per comprendere le sfide operative che il Paese deve affrontare a causa degli arrivi di migranti».

«Il viaggio avviene mentre il Governo britannico entra nella fase finale di preparazione dei voli per il trasferimento degli immigrati clandestini in Ruanda, con il primo volo previsto tra 10-12 settimane. Sia il Regno Unito che l'Italia sono stati leader mondiali nel trovare soluzioni coraggiose e innovative all'immigrazione clandestina; l'anno scorso l'Italia ha annunciato il progetto di un centro di smistamento in un paese terzo, l'Albania» ricorda la nota della rappresentanza del Regno Unito. «Durante la sua permanenza in Italia, il Ministro dell'Interno incontrerà il suo omologo, il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, e discuterà di come i due Paesi possano ampliare il lavoro congiunto esistente, anche in Nord Africa, per arginare a monte i flussi migratori e impedire alle persone di intraprendere pericolosi viaggi attraverso il Mediterraneo».

Il piano, le pressioni di Sunak, il voto

«Quando è troppo è troppo». Il premier britannico Rishi Sunak aveva perso la pazienza, ieri, convocando una conferenza stampa per annunciare di aver chiesto ai parlamentari Tory di rimanere in aula, a Westminster, fino a tarda notte pur di ottenere nei prossimi due giorni il via libera definitivo alla legge sulle deportazioni di migranti irregolari in Ruanda. I primi voli verso Kigali, ha assicurato, «partiranno entro le prossime 10 o, al massimo, 12 settimane». Via libera che alla fine, come si diceva, è arrivato.

Sono quattro mesi che il provvedimento, messo a punto per rendere operativo un piano del 2022 bocciato dalla Corte Suprema, rimbalza dai Comuni ai Lord, e viceversa. Il testo non convinceva l’opposizione laburista, ma neppure la stessa maggioranza divisa tra chi lo avrebbe voluto più o meno duro. Le ultime trattative sono state infiammate dal dibattito sull’opportunità di escludere dalle deportazioni gli afghani arrivati nel Regno Unito per fuggire ai taleban. Pretesa che il governo ha bollato come strategia perditempo considerato che gli arrivi da Kabul vengono gestiti con programmi di accoglienza ad hoc.

Per Sunak non c’era più tempo per i «se» e i «ma»: la legge doveva passare. «Tutto è pronto», ha aggiunto, a cominciare dagli aerei cargo prenotati per trasferimenti. «Andremo avanti a cadenza regolare tutta l’estate, e pure oltre, fino a quando non avremo fermato le barche», ha garantito. Poi, ha aggiunto: «Nessun tribunale internazionale ci fermerà». Distinguo necessario contenere la preoccupazione di quanti, nell’ala più a destra dei Tory, temono che la Corte europea per i Diritti dell’Uomo possa bloccare gli aerei pronti al decollo come avvenuto nel 2022.

Il premier aveva promesso di portare a regime il “piano Ruanda” entro la primavera. Ma non ce l’ha fatta. Ci riuscirà entro l’estate? La determinazione c’è. Dalla riuscita del progetto dipende non solo la sua sopravvivenza politica ma quella dell’intero partito che punta sull’immigrazione per frenare l’emorragia di voti annunciata dai sondaggi alle elezioni di fine anno. È in questa cornice che vanno inquadrati anche gli accordi che Downing Street sta mettendo a punto con altri Paesi coinvolti nella gestione dei flussi migratori come Francia e Vietnam. Oggi il titolare dell’Home Office britannico, James Cleverly, è a Roma per discutere con il governo italiano azioni condivise sul Nordafrica.

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